Proporre un vino naturale è un atto che in se contiene a priori vari concetti, lo stesso vale nell’acquistare un vino naturale, ugualmente possiamo dire per il gesto di berlo, e se proprio vogliamo dirla tutta tale principio è perno rotante anche nella scelta di produrlo.
Uno dei concetti in questione è che per capire un vino naturale è importante prima di tutto capire cosa è e come è un vino “non naturale”. Dobbiamo capire che il contrario della parola “naturale” anche sui dizionari è “innaturale ” come prima voce, ma fra le tante troviamo anche “chimico”, infatti un vino che non è naturale è sicuramente un vino chimico indipendentemente dal pregio e/o dal costo dello stesso.
Il fatto è che per un esperto di vini o per un professionista del settore è dura da digerire la questione, perchè accettare di avere in carta o in cantina prodotti costosi e famosi, ma che farebbero tremare tutti se sottoposti ad una semplice analisi sui residui chimici, fatta sul vino imbottigliato, è un grande cambiamento di rotta. Se non si accetta il fatto di aver prodotto, commerciato o utilizzato per anni vini disonesti, è impossibile capire quelli onesti. E qua crolla tutto, produttori, sommelier e osti gonfiano il petto, urlano e diventano aggressivi oppure denigrano chi tenta di far luce su una verità scomoda, e rappresaglie e minaccette sottili e indirette sono all’ordine del giorno.
Ma le analisi chimiche non le fanno, sono elefanti infastiditi dalle formiche ma le analisi non le fanno, e se le fa qualcun altro e le sbatte davanti ai loro occhi restano senza parole, sorridono e poi diventano seri, spesso ti allontanano cortesemente con una scusa qualsiasi e si chiudono nel loro dilemma, “accetto la verità o no, mi metto in discussione e con me il mio lavoro di anni oppure chiudo gli occhi, mi costa o mi conviene accettare la verità?”.
E se ci pensiamo bene sulle etichette dei vini c’è tutto tranne gli ingredienti, da questo punto di vista è più onesta la coca cola, e se facciamo le analisi ad una bottiglia di vino non naturale di target medio alto, molto probabilmente i residui di prodotti chimici in mg/l trovati nel vino, se messi in fila, potrebbero creare una lista più lunga di quelli che troviamo nell’etichetta della coca cola! Fandonie? Complottismo? Fanatismo?Illusione?
Ripetiamo fino alla noia che per saperlo basta fare le analisi chimiche, farcele spiegare da un chimico professionista, e accettare la verità, dando per una volta ascolto alla scienza e accantonando per un attimo sentimenti, emotività e filosofie varie.
Per finire evidenziamo il fatto che anche qualsiasi prodotto agroalimentare che non è biologico è sicuramente “chimico”, anche in questo caso basta fare le analisi sui residui chimici per sedare gli animi dei dubbiosi. Eppure pensate che buffo, i prodotti agroalimentari chimici vengono invece chiamati “tradizionali”, e in nome di questo inganno non devono specificare la loro natura in etichetta, mentre sono quelli biologici che per logica e storia dovrebbero essere chiamati tradizionali !!!