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Archive for aprile 2012

Parlano di noi :)

Fa piacere essere apprezzati 🙂

http://www.leonardoromanelli.it/vino/tenuta-montiani-e-il-vino-felix/

 

http://simodivino.blogspot.it/2012/03/felix-2008-toscana-igt-tenuta-montiani.html

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Questi termini sono entrambi non riconosciuti e non riconducibili ad alcuna certificazione, pertanto non hanno un significato, ma introducono una riflessione che invece è chiara nella sua semplicità e comprensibile da tutti.

In termini di legge non esistono vini biologici ma bensì esistono e sono certificati i vini ottenuti da uve biologiche, quindi da uve che sono state coltivate senza l’uso di diserbanti, pesticidi, fungicidi, trattamenti sistemici, prodotti antimuffa e antibotritici vari, fertilizzanti non organici, prodotti chimici in genere e di varia natura consentiti etc… Le uve biologiche vengono coltivate con il solo utilizzo di concimi organici e trattate solamente con rame, zolfo e prodotti di origine organica consentiti.

Precisiamo allora che il termine biologico utilizzato nella tematica “vino” può e deve riguardare solamente l’origine biologica dell’uva utilizzata, quindi l’uso del concetto di “biologico”  nel contesto vino è in parte scorrettto e fuorviante, perchè la certificazione è sull’uva e non sul vino. Il vino biologico non esiste, esiste l’uva biologica per fare il vino!!!

Mentre invece esiste il vino naturale, ma per spiegarlo bisogna  fare una precisazione importantissima, ossia dividere la storia di ogni vino in due fasi: la prima riguarda ciò che succede in vigna, la seconda riguarda cio che succede in cantina. Le differenze in vigna sono principalmente quelle sull’utilizzo dei prodotti che abbiamo citato qua sopra parlando di uva bio e uva chimica, mentre quelle in cantina sono principalmente le seguenti:

Quando l’uva arriva in cantina (che sia biologica o chimica) se seguiamo il procedimento non naturale, come avviene per circa il 98% del vino  di qualità medio alta, l’enologo fa aggiungere lieviti (dai 10 ai 20 g x hl), enzimi, batteri o comunque sostanze che aiutano i lieviti a lavorare (e siamo ai primi 2 giorni!!!). Poi sul vino verrà corretto e stabilizzato il colore con l’aggiunta di tannini, l’ utilizzo di gomma arabica etc.., verrà corretta l’acidita sempre con l’uso di additivi, verranno fatte chiarifiche e filtrature e altre aggiunte o operazioni di carattere enologico; poi in quelli di alta qualità viene anche svolto un lavoro sui sapori e aromi utilizzando botti di legni particolari per l’invecchiamento, o l’aggiunta di trucioli o stick di legno immersi nel vino per periodi di varia durata prima dell’imbottigliamento. Inoltre l’utilizzo di anidride solforosa (i famosi solfiti) e il residuo che resta nel vino  sono abbondanti e con limiti di mg/hl molto alti.

Invece se in cantina si utilizza il procedimento naturale, come è per circa il 2% del vino di qualità medio alta, non si usa nessun tipo di additivo ne chimico ne organico, apparte la possibilità  di un  facolativo, limitatissimo, controllato e dichiarato uso di anidride solforosa o MBK (i famosi solfiti anche qua?!?!) e di albume d’uova biologche per la chiarifica. Le filtrature, anch’esse facoltative, sono leggere e comunque dichiarate. Se in cantina arriviamo con uve biologiche e seguiamo questo metodo naturale otteniamo il famoso e discusso VINO NATURALE, altrimenti, come diciamo noi produttori “di parte”, il vino sarà chimico, buono, caro e famoso quanto volete ma CHIMICO, anche se ottenuto da uva biolociga!!!

E pensate che siamo stati buonissimi sulle differenze perchè ce ne sarebbe da dire tante, ma chi è curioso verrà accontentato quando vuole, benvengano anche le domande degli amici enologi, sommelier e intenditoroni vari che molti dicono di essere o almeno conoscere!!!

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Proporre un vino naturale è un atto che in se contiene a priori vari concetti,  lo stesso vale nell’acquistare un vino naturale, ugualmente possiamo dire per il gesto di berlo, e se proprio vogliamo dirla tutta tale principio è perno rotante anche nella scelta di produrlo.

Uno dei concetti in questione è che per capire un vino naturale è importante prima di tutto capire cosa è e come è un vino “non naturale”. Dobbiamo capire che il contrario della parola “naturale”  anche sui dizionari  è “innaturale ” come prima voce, ma fra le tante troviamo anche “chimico”, infatti un vino che non è naturale è sicuramente  un vino chimico indipendentemente dal pregio e/o dal costo dello stesso.

Il fatto è che per un esperto di vini o per un professionista del settore è dura da digerire la questione, perchè accettare di avere in carta o in cantina prodotti costosi e famosi, ma che farebbero tremare tutti se sottoposti ad  una semplice analisi sui residui chimici, fatta sul vino imbottigliato, è  un grande cambiamento di rotta. Se non si accetta il fatto di aver prodotto, commerciato o utilizzato per anni vini disonesti, è impossibile capire quelli onesti. E qua crolla tutto, produttori, sommelier e osti gonfiano il petto, urlano e diventano aggressivi oppure denigrano chi tenta di far luce su una verità scomoda, e rappresaglie e minaccette sottili e indirette sono all’ordine del giorno.

Ma le analisi chimiche non le fanno, sono elefanti infastiditi dalle formiche ma le analisi non le fanno, e se le fa qualcun altro e le sbatte davanti ai loro occhi restano senza parole, sorridono e poi diventano seri, spesso ti allontanano cortesemente con una scusa qualsiasi e si chiudono nel loro dilemma, “accetto la verità o no, mi metto in discussione e con me il mio lavoro di anni oppure chiudo gli occhi, mi costa o mi conviene accettare la verità?”.

E se ci pensiamo bene sulle etichette dei vini c’è tutto tranne gli ingredienti, da questo punto di vista è più onesta la coca cola, e se facciamo le analisi ad una bottiglia di vino non naturale di target medio alto, molto probabilmente i residui di prodotti chimici in mg/l  trovati nel vino, se messi in fila, potrebbero creare una lista più lunga di quelli che troviamo nell’etichetta della coca cola! Fandonie? Complottismo? Fanatismo?Illusione?

Ripetiamo fino alla noia che per  saperlo basta fare le analisi chimiche, farcele spiegare da un chimico professionista, e accettare la verità, dando per una volta ascolto alla scienza e accantonando per un attimo sentimenti, emotività e filosofie varie.

Per finire evidenziamo il fatto che anche qualsiasi prodotto agroalimentare che non è biologico è sicuramente “chimico”, anche in questo caso basta fare le analisi sui residui chimici per sedare gli animi dei dubbiosi. Eppure pensate che buffo, i prodotti  agroalimentari chimici vengono invece chiamati “tradizionali”, e in nome di questo inganno non devono specificare la loro natura in etichetta, mentre  sono quelli biologici che per logica e storia dovrebbero essere chiamati tradizionali !!!

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